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===================== LEGALITA' E' UMANITA' =====================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"Numero 6 del 13 agosto 2009
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Legalità è Umanità: invito a leggere tutti gli aggiornamenti. Uno alla volta, dal primo all'ultimo sull'argomento. Ogni lettura sarà istruttiva. Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:http://lists.peacelink.it/nonviolenza/-
EDITORIALE. PEPPE SINI: INCONTRI
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Nel corso della medesima giornata di ieri sono venuti a trovarmi A, B, C e D.
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A è un vecchio amico, è laureato, in Italia è venuto per una specializzazione post-laurea, parla abbastanza bene l'italiano, l'inglese in modo fluente, e un francese fin forbito. Per vivere fa il venditore ambulante. E in questa città il sindaco (che è anche uno dei parlamentari del Pdl che hanno presentato una proposta di legge per dare un'onorificenza agli aguzzini nazifascisti di Salò) lo scorso anno ha emanato una ordinanza - una delle cosiddette ordinanze contro i lavavetri - che perseguita gli ambulanti, chi esercita umili mestieri, i poveri, e soprattutto i migranti.
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A ha una piccola clientela di amici che per convenzione gli comprano qualche sua povera mercanzia; cammina trascinandosi il borsone per i quartieri periferici cercando di non farsi notare, bussa solo alle porte delle persone amiche. Dall'8 agosto, con l'entrata in vigore delle misure razziste e squadriste della legge 94, sa di essere esposto a persecuzioni ancora piu' gravi. -
Una volta quando ci incontravamo discutevamo per ore di Keynes e Marx, della deconnection di Samir Amin, della critica al desarrollismo dell'indimenticabile André Gunder Frank, del modello dell'economia-mondo di Wallerstein. Cento volte ho pensato che in un paese civile gli darebbero di corsa una cattedra.
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Qui, oggi, è minacciato per strada per il colore della sua pelle, se al portone di una palazzina incontra un inquilino che non lo conosce costui si sente in diritto di abbaiargli addosso le ingiurie più idiote e naziste; qui, oggi, A è passibile di condanna penale per il solo fatto di esistere.
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B è un amico senza fissa dimora. Ne ho più d'uno. Anni fa, da poco capitato in città, dormiva sotto una panchina nei pressi di una stazione; prendemmo un caffé insieme, gli indicai la mensa della Caritas, un luogo dove dormire al coperto e su un materasso, come rivolgersi ai servizi pubblici per ottenere un minimo aiuto.
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Vive di lavori precari e della parca generosità di chi non dimentica che tutti fummo schiavi in Egitto. Parla male l'italiano, ma sa altre tre o quattro lingue, tra cui quella di Goethe. Una notte alcuni esuberanti giovinotti hitleriani lo hanno massacrato di botte. Oggi è il governo stesso del nostro paese a perseguitarlo, a dichiararlo una sorta di "non persona".
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Mi chiede se saprei dove potrebbe nascondersi, o se sia meglio che lasci per sempre le contrade del bel paese là dove 'l sì sona.
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C è una valentissima operatrice sociale, con una cospicua esperienza di mediatrice interculturale, prolungate collaborazioni con varie istituzioni che la portano in palmo di mano per le sue apprezzatissime qualità. Parla praticamente tutte le lingue romanze, l'inglese, e qualche lingua africana che io non conosco. Ovunque la conoscano è universalmente stimata e ammirata. Ora è disoccupata, e quindi "clandestina", e quindi "delinquente", e quindi esposta alla persecuzione.
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Mi chiede in lacrime come sia possibile. Lo chiedo anch'io.
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D lavora come badante, è spaventata anche dalla pseudo-sanatoria: sa che dopo la schedatura se la famiglia per cui lavora la licenzierà si troverà ipso facto ad essere una "irregolare", quindi una "delinquente", quindi esposta alla persecuzione: e dopo che sarà stata schedata con la scusa della pseudo-sanatoria sarà più facile per i persecutori catturarla: come una preda alla mercé delle fiere.
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Anch'io so bene quanto sia elevato il turn-over nel suo lavoro: solitamente le badanti assistono persone anziane, spesso affette da difficoltà cognitive e quindi in difficoltà ad orientarsi nel tempo e nello spazio e con frequenti dispercezioni, cosicché questi assistiti tendono non di rado ad essere diffidenti ed aggressivi, e talora maltrattano le badanti o peggio le accusano di nequizie solo immaginate, e il risultato è che la badante viene licenziata.
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E una volta licenziata diviene "irregolare", quindi "delinquente", quindi vittima predestinata della violenza delle misure razziste contenute nella legge 94.
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Avrei voluto poter dire a questi amici di non avere paura, ma sarebbe stata una menzogna.
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Ho detto loro che almeno io, e come me milioni di italiani, non permetteremo che nel nostro paese sia imposto il regime dell'apartheid: che ci batteremo con tutte le nostre forze per difendere la civile convivenza, la legalità così come stabilita dalla Costituzione della Repubblica Italiana, i diritti umani di tutti gli esseri umani.
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Mi hanno detto - chi con le parole, chi solo con una smorfia, o con uno sguardo d'intesa - che è bene che ci diamo da fare, e che non perdiamo tempo. Loro sentono già gli scarponi chiodati che battono il selciato alle loro spalle. Con tutti e quattro ci siamo abbracciati prima di lasciarci.
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Vorrei poterli abbracciare ancora.
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RispondiEliminaCommento 1. Parte prima, ALESSANDRO BRAGA: L'ORGIA RAZZISTA DEI SINDACI LEGHISTI. Tratto da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 920 del 22 agosto 2009 [Fonte originale indicata: "Il manifesto" del 20 agosto 2009 col titolo "Lega Nord. E vicino a Bergamo il sindaco vieta le kebabberie"]
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Marcia a ranghi serrati l'esercito leghista. Non è più quello dei "trecentomila pronti coi fucili a scendere dalla val Brembana" e non ha proiettili che "costano solo trecento lire" come una volta. Ma spara ancora, eccome. Dai "soldati semplici" in camicia verde allo "stato maggiore" in giacca e cravatta, da che è scoppiato il caldo non c'è stato un solo padano a starsene zitto. Passando ad agire concretamente.
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Perchè se l'obiettivo è unico, difendere "l'identità padana" dalla presunta "invasione straniera" e contemporaneamente alzare la posta con gli alleati del Popolo della libertà in vista del grande braccio di ferro autunnale all'interno del centrodestra, quando si inizierà la discussione vera e propria sui candidati governatori delle Regioni del Nord, al voto la prossima primavera, la tattica utilizzata è duplice.
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Da un lato ci sono i "generali" con le loro sparate altisonanti. Umberto Bossi che attacca l'inno di Mameli chiedendo che venga sostituito con "Va' pensiero". Roberto Calderoli che sotto il caldo sole ferragostano sventola i fogli della - al momento fantomatica - riforma per l'introduzione dell'insegnamento obbligatorio dei dialetti nelle scuole. Di nuovo il Senatur e la sua battaglia sulle gabbie salariali, stipendi differenziati a seconda del potere di acquisto nelle varie zone d'Italia. O la proposta di fare un test di "cultura regionale" agli insegnanti. E ancora, il ministro dell'agricoltura Luca Zaia che, dopo essersi inventato a Natale il "boicottaggio dell'ananas", ai primi di luglio ha lanciato 'idea di sottotitolare in dialetto le fiction trasmesse sulla televisione pubblica.
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RispondiEliminaCommento 1. Parte seconda, ALESSANDRO BRAGA: L'ORGIA RAZZISTA DEI SINDACI LEGHISTI. Tratto da NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 920 del 22 agosto 2009 [Fonte originale indicata: "Il manifesto" del 20 agosto 2009 col titolo "Lega Nord. E vicino a Bergamo il sindaco vieta le kebabberie"]
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Tutta roba buona a far parlare di sé, a dare un contentino al popolo padano, preoccupato per la eccessiva "ministerializzazione" dei suoi capi. Mica puoi sparare ad alzo zero contro "Roma ladrona" e poi startene in Transatlantico a divertirti. Così, bastano due o tre sparate al momento giusto, e tutti contenti: il popolo che può brindare con grossi boccali di birra padani a Pontida, i capi che possono far pesare con chi di dovere la loro popolarità, magari cercando di ottenere il governo del tanto agognato Lombardo-Veneto.
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Dall'altro lato ci sono invece i "soldati semplici", gli amministratori locali padani. Che, alle parole, preferiscono i fatti. E allora dove possono, dove hanno un pò di potere, lo esercitano. Ovviamente contro i diversi, quali essi siano, e sempre e solo "in difesa della padanita'".
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Ecco allora che, come funghi, spuntano i vari divieti leghisti, che ormai costellano tutto il nord Italia. A Capriate San Gervasio, un paesotto in provincia di Bergamo, proprio al confine con quella milanese, il sindaco del Carroccio (dal nome poco padano, ma tempra celodurista doc) insieme alla sua giunta ha deciso che nelle vie del centro cittadino non ci potranno più essere kebabberie. E lo ha scritto nero su bianco, in una delibera. Senza neanche preoccuparsi di "annacquare" un pò il suo razzismo. No, no, proprio cosi': vietate "kebabberie e simili". Nessun problema invece per pub, ristoranti e gelaterie, purché gestiti da autoctoni ovviamente.
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A Varallo invece, in provincia di Vercelli, il primo cittadino e deputato leghista ha vietato l'uso del burkini con un'ordinanza ad hoc. Le donne musulmane non lo potranno indossare né nelle piscine comunali né in riva ai fiumi e ai torrenti affollati di bagnanti. In caso di trasgressione della norma, dovranno pagare una multa di 500 euro.
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E ha giustificato così la sua decisione: "Non dobbiamo inchinarci rispettosi verso usanze e atteggiamenti che non sono propri della nostra civiltà. Non dobbiamo per forza essere sempre tolleranti! Proviamo ad immaginare il bagno di una donna occidentale in bikini in uno dei loro paesi, la conseguenza potrebbe essere la decapitazione, il carcere o l'espulsione".
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E se a qualcuno non piace la sua idea, pazienza, "che si immerga nella sua vasca da bagno".
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